Le reazioni dei bambini e dei ragazzi davanti alla perdita

Le reazioni dei bambini e dei ragazzi davanti alla perdita

Come aiutare i bambini ed i ragazzi ad affrontare il lutto in base all’età

L’esperienza della morte di una persona significativa in famiglia e le conseguenti reazioni e comportamenti dei bambini e degli adolescenti sono diversi da quelli degli adulti: variano in relazione alla loro età, oltre che al grado di comprensione dell’accaduto, alla relazione che avevano con la persona che è mancata e al clima emotivo che si vive in famiglia.

Nel parlare con loro è importante comprendere quale idea abbiano della morte per poter sintonizzarsi con loro quando si affronta questo tema e si risponde alle loro domande.

Fino a circa tre anni il bambino ha l’idea che la morte non lo riguardi, che non sia universale, che sia reversibile e non ne comprende le cause. Nei primi tre anni di vita i bambini non conoscono infatti la morte ma l’assenza e, se la persona che soddisfa i suoi bisogni è assente, il senso di perdita che li opprime può divenire schiacciante. Un legame forte, sicuro, affidabile è infatti fonte di immensa gioia per il bambino; è ciò che dà senso, colora e illumina il suo mondo. È ricchezza interiore, una risorsa per la propria vita. L’ amore per una persona corrisponde all’amore per la vita: non si tratta di un semplice affetto ma di un forte coinvolgimento emotivo e ormonale che, quando viene a mancare, il bambino cerca in tutti i modi di ritrovare, di ristabilire. Quello che il bambino maggiormente sperimenta è quindi la mancanza fisica della persona, soffrendo intensamente per la distanza e la perdita del legame. Anche sul piano degli ormoni, laddove viene a mancare quel legame che rappresenta accettazione, appagamento, amore e affetto vengono rilasciate sostanze chimiche che attivano la sofferenza psichica che genera stress, aggressività, ansia. I bambini entro i tre anni di età non riescono però ad esprimere con le parole il dolore e la sofferenza legata alla perdita e la paura che percepiscono  anche a ogni piccolo cambiamento, ma la manifestano con reazioni emotive, visibili nei loro comportamenti come: cercare nella casa la persona che manca, piangere in modo inconsolabile, essere irrequieti e aggressivi, diventare più dipendenti e bisognosi d’aiuto, avere difficoltà nell’addormentarsi e nell’alimentazione, chiudersi in se stessi e manifestare comportamenti regressivi.

Naturalmente il loro comportamento sarà influenzato e modulato dallo stato emotivo delle persone che lo circondano e che si prendono cura di lui. Avranno infatti la possibilità di crescere più serenamente se saranno sostenuti e accompagnati da persone amorevoli, disponibili e capaci di creare legami stabili e sicuri e di accogliere e riconoscere i loro bisogni.

Con l’evoluzione della loro capacità di capire e di esprimersi potrà essere auspicabile favorire in famiglia occasioni e momenti in cui poter parlare della persona scomparsa; è infatti importante che il bambino venga aiutato a conoscere e ricordare la persona attraverso i racconti dei familiari/amici/conoscenti con fotografie e video di famiglia. La narrazione della vita, dei legami, degli affetti e dei valori della persona ormai assente favorisce il formarsi di un’immagine interiore meno frammentata, promuovendo un’integrazione significativa dell’evento-perdita nella storia personale del bambino e il mantenimento di una relazione affettiva con la persona, anche se questa non c’è più.

In questa fascia di età solitamente i bambini capiscono che la morte è irreversibile e universale ma pensano che ancora non li riguardi e che la causa possa essere “magica” confondendo la realtà con la fantasia. Credono che la persona morta possa infatti magicamente tornare in vita, e non percepiscono un confine netto tra la vita e la morte. Un bambino di 3 anni, avendo sentito che un amico dei genitori è morto ed “è andato in cielo”, ha commentato: “Andiamo a riprenderlo, possiamo salire con un palloncino e lo riportiamo giù”. Ma non si può generalizzare, come dimostrano gli esempi che seguono: un bambino di 5 anni, a chi gli ricordava che la nonna era morta e non poteva partecipare alla sua festa, ha risposto meravigliato “ma la nonna è ancora morta?”, mentre un altro, sempre di 5 anni, ha detto “il papà è morto, non può più ritornare” e un altro ancora, con la naturale predisposizione ad indagare che hanno i bambini, ha chiesto “ma se va in cielo, perché lo mettono sottoterra?”.

I bambini poi, a causa del pensiero egocentrico e magico che caratterizza il loro sviluppo evolutivo, possono pensare che la morte sia collegabile a qualcosa che loro hanno detto o fatto e che le loro parole, pensieri o azioni potrebbero addirittura far rivivere la loro “persona speciale”: “Non farò più arrabbiare la mamma, così sarà contenta di ritornare”.

Devono per questo essere costantemente rassicurati che non è colpa loro se il genitore o un’altra persona importante per loro è morta. Che quello che è successo non dipende da loro.

Nel processo di adattamento alla perdita i bambini hanno bisogno di spiegazioni chiare, dirette e semplici. Ad esempio, è meglio dire che la persona è “morta” e il “perché” è morta, piuttosto che usare espressioni ambigue come “è partita per un lungo viaggio”, “si è addormentato”, “è in ospedale”, “Gesù lo ha preso”; espressioni che possono aumentare in loro confusione, ansie e preoccupazioni.

È bene accompagnarli nei ragionamenti che fanno, rispondere alle loro domande quando ad esempio si chiedono: “dove è ora quella persona, cosa mangia, dove dorme, se li vede..?”. È bene dare risposte chiare e congruenti alle proprie credenze e non aver il timore di ammettere che certe cose non le si sanno anche come adulti perché per tutti la morte resta un grande mistero. È bene sapere che i bambini ascoltano tanto quanto possono accogliere e padroneggiare e che hanno bisogno che le spiegazioni e le risposte siano ripetute più volte, perché se ne possano appropriare. Quello che comunque è prioritario, anche in questa fase di età, è che i bambini sentano di potersi rivolgere ad un adulto affidabile che risponda ai loro bisogni, compreso quello di sapere e comprendere. È ciò che non si conosce che destabilizza e crea ansie e disagio. Rassicurare il bambino che gli adulti continueranno a prendersi cura di lui e aumentare le sue competenze emotive, legittimando la rabbia che prova e consentendogli l’espressione e il contenimento risulta di prioritaria importanza, come riuscire ad insegnare loro che si può continuare a vivere nonostante una grande perdita

In alcuni casi i bambini potrebbero esprimere il desiderio di morire per raggiungere il genitore scomparso oppure possono sviluppare la paura di morire loro stessi o qualche altro componente della famiglia. Per questa ragione possono entrare in ansia quando i propri cari sono fuori casa, temendo che possa accadere loro qualcosa, o quando sopraggiunge una qualche malattia, anche la più lieve. In queste occasioni hanno bisogno di rassicurazione e di spiegazioni chiare.  In questa fascia di età le ansie prevalenti sono l’ansia da separazione, la paura di perdere l’amore e l’approvazione del genitore superstite.

Non è raro, a questa età, regredire a stadi di comportamento precedente: ad esempio enuresi notturna, richiedere la copertina, ciucciarsi il pollice, diventare più dipendenti e timorosi di rimanere soli. In questo periodo di vita i bambini sono particolarmente bisognosi dell’aiuto, della vicinanza e della comprensione dell’adulto. Siate perciò tolleranti, comprensivi e fiduciosi: col tempo, una volta che la vita in casa riprenderà il suo corso, queste reazioni potranno cessare.

Uno degli aspetti più difficili del lutto in questa fascia d’età è la riproposizione reiterata delle stesse domande, che nasce dallo sforzo dei bambini di venire a patti col senso della perdita. Ripetere le stesse domande non significa che le risposte non siano state adeguate, molto spesso rivela il bisogno del bambino di rassicurarsi e di consolidare l’informazione ricevuta.

Può essere utile  in cui ricorre il tema della perdita e parlare della morte attraverso il disegno, la drammatizzazione, il gioco. Le attività proposte nel sito danno loro l’occasione di esprimere le loro paure e le loro emozioni: in questo modo li si aiuta a sopportare il peso della mancanza della loro “persona speciale”.

Condividere il ricordo della persona amata attraverso racconti, fotografie, video e/o attività condivise con gli adulti di riferimento rappresenta un fattore fondamentale per garantire quella continuità del legame che diventa prioritario nella costruzione dell’identità personale.

 

 

 

 


Letture consigliate per bambinə

In questa fascia d’età i bambini cominciano ad avere la consapevolezza della morte come qualcosa di irreversibile che accadrà a tutti gli esseri viventi, ma possono avere ancora   idee confuse al riguardo. Un bambino di sei anni e mezzo, di fronte alla salma di un anziano zio, avendo sentito che nella bara c’era soltanto il corpo fisico e che l’anima era volata in cielo, ha subito proposto:” andiamola a riprendere così poi può vivere e muoversi di nuovo”.

Alcuni bambini mostrano curiosità e preoccupazioni rispetto alla morte formulando domande del tipo: “Perché è morta, soffre molto, cosa mangia, dove dorme o cosa succede col passar del tempo a una persona morta?”. Queste domande sono naturali ed è opportuno dare spiegazioni chiare e veritiere: “il corpo della persona morta non ha più sensazioni di dolore, di paura, non soffre e non ha più né fame, né sete, né freddo”.

I bambini, che vanno oltre la situazione contingente e cercano di farsi un’idea di un evento che sentono importante e grave, generalmente chiedono a qualcuno dei familiari: “morirai anche tu?”. È delicato rispondere perché da un lato è bene non mentire ai bambini e dall’altro, è bene rassicurarli per non alimentare allarmismi e preoccupazioni rispetto alla sorte delle persone che si prendono cura di loro e alle quali sono legati.

C’è una frase che una famosa psicanalista francese, Franҫoise Dolto, suggerisce, come risposta, “sì, si muore quando si finisce di vivere”. Risposta che corrisponde alla realtà, ed è insieme pacificante, perché lontana nel tempo.

In alcuni casi la persona che è morta può apparire ai bambini come qualcosa di pauroso, mostruoso, ed è bene, in questi casi, farli esprimere, ascoltare ciò che pensano e spiegare che ciò che temono non è reale, che nessuno “spirito” li porterà via, ma che le persone semplicemente smettono di vivere. È importante non lasciarli soli con queste fantasie e timori ed offrire loro la possibilità di esprimere e condividere con gli adulti le loro preoccupazioni, i loro pensieri negativi e, eventualmente, i loro incubi, rassicurandoli e spiegando che quello che provano è naturale dopo la perdita di una persona cara e che anche i grandi sperimentano difficoltà e paure.

Per favorire il dialogo senza forzarlo è molto importante, prima di tutto, ascoltarli e capire cosa pensano della morte e del dopo morte. I bambini riconoscono che il corpo “è sotto terra e non può ritornare a vivere”, quando questo viene detto loro con chiarezza da familiari e insegnanti, ma spesso capita che formulino ipotesi diverse rispetto a cosa succede a chi muore e all’aldilà. Esperienze nelle ultime classi della scuola primaria dimostrano che i bambini a quest’età sono in grado di esprimere diverse teorie in coerenza con le credenze della famiglia di appartenenza: “dopo la morte si rinasce, l’anima si incarna in un’altra persona”, “vivi un’altra vita, non in questo mondo, ma da un’altra parte dove non si muore”, “l’anima è una sola, è infinita e noi ci stiamo tutti dentro, c’è un’anima più grande che contiene tutte le altre”. Altri invece dicono di non sapere se l’anima esiste o meno e dove possa stare.

In questa fase anche l’inclusione e la partecipazione dei bambini al funerale e ai rituali intorno alla morte è di fondamentale importanza. L’adulto dovrà spiegare loro di cosa si tratta e lasciare che il bambino sia libero di scegliere se partecipare. Condividere e essere partecipi a certi eventi può facilitare il processo del “lasciar andare” la persona amata, mantenendo comunque vivo il ricordo dentro.

A questa età, in seguito a un lutto importante, possono insorgere disturbi o malesseri fisici, ad esempio mal di pancia, mal di testa, insonnia, che sono considerate somatizzazioni di sentimenti ed emozioni inespresse. Sono reazioni comuni ma è importante, per tranquillizzare i bambini, aiutarli a dare un nome alle emozioni, e a riconoscere i sentimenti e le preoccupazioni che provano.

I bambini di questa fascia d’età possono avere anche difficoltà a esprimersi verbalmente: molti si richiudono in se stessi, possono evitare certe situazioni sociali in quanto si percepiscono diversi, possono sperimentare forti sensi di colpa vivendo la morte della persona amata come esito di una punizione, sono tristi, impauriti, insicuri, arrabbiati, aggressivi e/o eccessivamente responsabili. Possono manifestare difficoltà nell’organizzazione della giornata così come avere ricadute negative sul rendimento scolastico. Evitate i consueti cliché: “Sei un bambino così forte, ormai sei grande, devi essere forte”. I bambini lo interpreteranno come un invito a non piangere, a non rivelare le loro emozioni, mentre hanno bisogno che voi, o altre persone che contano nella loro vita, li autorizzino e li aiutino a esprimere quello che provano. Inoltre, per dar loro un senso di sicurezza, è bene cercare di ripristinare la loro routine abituale e informarli di eventuali necessari cambiamenti, in modo da garantire la continuità col passato e la prevedibilità del futuro.

A questa età i bambini sono consapevoli del fatto che la morte è un evento definitivo e universale, ne riconoscono le cause così come comprendono le ripercussioni che l’evento morte avrà nella loro vita futura. In questa fascia di età le reazioni fluttuano, da quelle caratteristiche dell’infanzia a quelle tipiche del mondo adulto. Sono in grado di capire la morte sia come fatto concreto che come astrazione. Hanno maturato la capacità di pensare a lungo termine e possono quindi valutare le conseguenze di un’assenza significativa non solo nell’immediato, ma anche nei mesi e anni a venire, quando traguardi e occasioni importanti non si potranno condividere con la persona che non c’è più. E questo spesso acuisce la loro sofferenza.

“Mi è mancato tanto mio padre quando ho cominciato a vincere le prime gare di scherma, sarebbe stato così contento, anche quando ho incominciato a frequentare la scuola media, con compagni e professori nuovi e sconosciuti, lui mi avrebbe dato coraggio ad affrontare quella nuova esperienza”. Paolo

La perdita di una persona significativa costringe i bambini a fare i conti con forti emozioni negative che, a causa della loro immaturità, faticano a gestire. Per questo, non raramente ci possono essere cambi di umore, un avvicendarsi di sentimenti positivi e negativi, scatti di rabbia o momenti di disperazione, di isolamento, di tristezza e nostalgia profonda. Bambini e ragazzi necessitano di un ascolto attento e partecipe e della rassicurazione che queste emozioni sono normali dopo un lutto ed è importante creare degli spazi di condivisione e di comunicazione intorno al tema della perdita.

La morte di una persona per loro “speciale” può farli sentire diversi proprio nell’età in cui vorrebbero essere come tutti gli altri.

“Non voglio dire ai miei compagni che mio nonno è morto all’improvviso e non voglio far vedere che soffro, non capirebbero il mio dolore. Mi sento così diverso da loro e anche sfortunato. Solo a casa ne posso parlare, ma poi devo sostenere mia madre, che quando ne parlo non fa che piangere, sta soffrendo tanto”. Mario

“L’ho voluto dire alle mie due amiche più care ma dopo ero imbarazzata ad essere al centro delle loro attenzioni. Vorrei continuare ad uscire con loro per distrarmi, per divertirmi, per dimenticare un poco quello che è successo, senza pensare sempre a mia sorella. Anche a casa vengo molto seguita, sono preoccupati che possa soffrire troppo”. Flora

I vissuti di questi due ragazzi possono far comprendere l’imbarazzo e le difficoltà che i giovani vivono: da un lato hanno bisogno di attenzione, ascolto, sostegno, senza però essere troppo appesantiti dal dolore e dalle preoccupazioni che si vivono in famiglia; dall’altro, devono poter riprendere la loro vita di sempre ed essere liberi di frequentare gli amici, di uscire con loro e divertirsi senza sentirsi in colpa e/o aver paura di dimenticare chi non c’è più.

Il lutto nell’adolescenza è come una marea: porta con sé onde d’urto emozionali violente e impone un ripensamento di sé, delle relazioni con gli altri, del mondo e del senso della vita. Tutte le certezze vengono messe in discussione e il senso del limite e di incertezza dilaga rendendo ancor più incerto e confuso l’arduo percorso di crescita verso l’autonomia e la definizione della propria identità.

Gli adolescenti conoscono bene la realtà della morte, ma nella fase di transizione e cambiamento che vivono, la morte di un genitore, di un fratello o sorella, di un nonno può determinare un senso di sfiducia e la perdita di speranza verso il futuro, appesantendo e rinforzando il senso di perdita che questa fase dello sviluppo inevitabilmente porta con sé.

Possono provare emozioni contraddittorie, essere preoccupati della loro immagine/rappresentazione, possono sentirsi confusi e incerti se confidarsi con i familiari e accettare il loro sostegno o muoversi più autonomamente verso il mondo dei coetanei, che ha sempre più peso man mano che procedono nel loro percorso di crescita, attraverso processi di identificazione con i pari e di differenziazione dalla loro famiglia d’origine.

Non è infrequente che, in seguito a un lutto, i ragazzi cambino e presentino atteggiamenti e comportamenti diversi da prima o manifestino comportamenti a rischio.

Alcuni si chiudono in un mutismo assoluto:
Voglio bene ai miei ma me ne tengo lontano, purtroppo non mi sento di parlare con loro di quello che ho dentro.” Silvio

Altri si ritraggono dal mondo esterno per condividere solo con i familiari il dolore che sperimentano, altri invece vivono in solitudine il proprio dolore evitando di mostrarlo anche in famiglia; alcuni si confidano solo con gli amici più intimi, altri ancora possono arrivare a nascondere ai compagni di scuola la morte del proprio caro o evitano deliberatamente il discorso per non essere considerati diversi e sfortunati, altri si tuffano in molteplici attività per non fermarsi a riflettere e per tenere sotto controllo le emozioni troppo intense che sperimentano.

Non potevo far vedere ai compagni di scuola quanto ero triste e preoccupato per i miei genitori, mi sarei sentito ancora più diverso da loro, e poi nessuno poteva capire cosa provassi veramente. Quanta fatica ho dovuto fare dopo la morte di mia sorella per apparire normale, come tutti gli altri.” Gerardo

Se un adolescente tende a rinchiudersi, a isolarsi dai compagni, o in famiglia si comporta in modo molto distaccato, oppure è arrabbiato e sempre in vena di protestare, è bene dimostrarsi disponibili ad ascoltarlo senza giudicarlo, e senza essere troppo insistenti e/o invadenti perché si apra e si confidi con voi. L’importante è non lasciarli soli a se stessi e rassicurarli del vostro affetto e sostegno, senza essere troppo protettivi e limitanti della loro libertà o, al contrario, troppo permissivi e senza più regole da far rispettare, per restituire loro fiducia e speranza. È importante porsi nei loro confronti come adulti di riferimento affidabili sia per le cose pratiche che affettivamente.

I ragazzi potrebbero preferire non confidarsi con voi ma con qualcun altro della loro cerchia di conoscenze. Ciò va accolto con benevolenza, confidando nella capacità del ragazzo di riconoscere il proprio interlocutore di fiducia. Talvolta potrebbero aver bisogno dell’aiuto di un professionista ed è fondamentale il vostro apporto per indirizzarli a trovare qualcuno, di cui si possono fidare e con cui potersi aprire.

Solo da poco sono riuscito a parlare della morte di mio fratello con una psicologa, una persona molto attenta, sensibile, mi ha fatto bene parlare con lei. È stato un incontro molto duro, ho tirato fuori cose sepolte e dolorose, che mi tenevo dentro da tanto. È stato utile aver liberato una parte dell’angoscia che provo, anche se in misura ancora infinitesimale.Luigi

Per elaborare la morte di una persona “speciale” è necessario un lento e graduale processo, il cui significato si va approfondendo costantemente nel tempo e che si evolve e si completa nel corso della vita.